Alla mappa delle lotte contro le inutili e dannose “grandi opere” italiane, che seguiamo regolarmente sul nostro giornale, va doverosamente aggiunta Venezia, che nello scorso weekend è stata protagonista di una mobilitazione internazionale per dire no alle “meganavi” nella laguna.
Il Comitato No Grandi Navi – Laguna Bene Comune, che da mesi si batte contro quella che definisce la «versione veneziana delle grandi opere» ha indetto e realizzato una tre giorni internazionale di lotta — il 7, 8 e 9 giugno — che ha visto cittadini e associazioni da varie parti del mondo partecipare a una serie di iniziative e manifestazioni per affermare con forza la sua contrarietà a dannose infrastrutture inutili, dannose e imposte dall’alto.
La città lagunare è vittima da anni di un mix letale tra politica e affari che, con la completa assenza della popolazione dai processi decisionali riguardanti il proprio territorio, sta imponendo danni consistenti alla salute dei cittadini, alla sicurezza del patrimonio storico monumentale di Venezia e alla sopravvivenza dell’ecosistema della laguna. L’Autorità Portuale e la Venezia Terminal Passeggeri (VTP), gli enti responsabili della gestione del porto, permettono un’attività crocieristica e portuale al di fuori di ogni controllo e senza alcun rispetto dell’ambiente e del paesaggio (che si aggiungono ai danni prodotti dall’infrastruttura MOSE che dovrebbe “difendere dall’acqua alta”).
Basti pensare che ognuna delle “meganavi” (enormi imbarcazioni che superano le 40.000 tonnellate di stazza lorda), che godono dell’autorizzazione di accedere al porto veneziano, produce lo stesso inquinamento di 14mila automobili, oltre a distruggere le fondamenta della città, incrementare il fenomeno dell’acqua alta e danneggiare la flora e la fauna della laguna. Per questo singoli e associazioni si stanno muovendo per pretendere dalle istituzioni, finora completamente asservite a lobby e multinazionali, una politica che tenga conto della sostenibilità del turismo e del crocierismo per la città (qui le richieste degli attivisti).
La mobilitazione è culminata domenica in due grandi manifestazioni che, prendendo in prestito un antico motto della Serenissima, hanno cercato di ostacolare i poteri forti e la speculazione «par tera e par mar» (“via terra e via mare”). In mattinata, un folto ed allegro corteo è giunto fino al porto ed ha bloccato per 5 ore l’accesso dei crocieristi alle grandi navi. Nel pomeriggio, un corteo “acqueo” ha visto decine di piccole imbarcazioni invadere il canale della Giudecca impedendo il transito alle mastodontiche navi.
Insomma, un vero e proprio #OccupyLaguna in un ideale ponte di solidarietà con la piazza Taksim di#OccupyGezi. Oltre che per le proteste, il gemellaggio Venezia-Istanbul si è realizzato anche rispetto alla repressione dello Stato. Le forze dell’ordine si sono rese protagoniste di cariche contro i pacifici manifestanti, che tuttavia hanno resistito con in mano salvagenti colorati, come si può vedere nei filmati di Global Project che ha realizzato una cronaca multimediale dell’evento.
Nell’ambito del percorso di #imprudenze2013 che va alla scoperta di nuove esperienze di riappropriazione e socialità, l’antropologa Silvia Jop (che abbiamo intervistato qui) ha seguito per il lavoro culturale la giornata di mobilitazione del 9 giugno in una diretta twitter.
La pagina facebook e profilo twitter del Comitato No Grandi Navi – Laguna Bene Comune
L’opinione del giornalista britannico Lee Marshall su Internazionale