VENEZIA IN TILT. L’effetto domino dell’incidente è stato devastante. Tutta la zona di Marittima si è bloccata, per l’arrivo dei mezzi di soccorso e, soprattutto, per la presenza ingombrante del transatlantico e del lancione gravemente danneggiato. L’operazione di sbarco dei quasi tremila passeggeri è stata ritardata di alcune ore. Nel frattempo una nave gemella, sempre di Msc, è rimasta bloccata di fronte ai Giardini della Biennale. Era ormai entrata dalla bocca di porto e si stava dirigendo verso lo stesso approdo della Opera. Ma ha dovuto fermarsi, per l’evidente impossibilità di completare l’attracco. A Venezia, in concomitanza, la Festa della Sensa prevedeva la partenza del corteo di barche da San Marco, in direzione San Nicolò al Lido, per la cerimonia dello “sposalizio del mare” e lo svolgimento di tre regate. Ma tutto si è svolto in tono minore e le regate sono state annullate, non lo “sposalizio” che è avvenuto regolarmente alla presenza del patriarca Francesco Moraglia.
“BLOCCHIAMO SUBITO LE GRANDI NAVI”. “Mobilitiamoci, le Grandi Navi vanno bloccate subito. Non devono entrare a Venezia. L’incidente avvenuto a San Basilio deve servire almeno a questo” è la richiesta perentoria degli attivisti. Tommaso Cacciari rincara: “L’8 giugno faremo una grande manifestazione a Venezia per dire basta con questi mostri che inquinano, creano una situazione costante di pericolo e, questa volta, avrebbero potuto anche provocare dei morti”. E anche l’opposizione Pd attacca, a partire dalla capogruppo Monica Sambo, da sempre in prima fila contro le Grandi navi. Parole che cadono in un diluvio di prese di posizione, vecchie e nuove. A cominciare da quelle del ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli: “È la dimostrazione che le grandi navi non devono più passare dalla Giudecca. Dopo tanti anni di inerzia, finalmente siamo vicini ad una soluzione definitiva per tutelare sia la laguna che il turismo”. Ma che ognuno cerchi di tirare l’acqua al proprio mulino lo dimostrano anche le parole del sindaco Luigi Brugnaro, strenuo difensore delle crociere in Laguna, anche se fautore di un progetto che porterebbe le più grandi a Porto Marghera. “È l’ennesima dimostrazione – ha detto – che il Canale della Giudecca non è più consentito, non è più pensabile che sia attraversato dalle grandi navi. L’abbiamo detto da otto anni, chiediamo immediatamente l’apertura del canale Vittorio Emanuele”. Ma è intervenuto anche il governatore Luca Zaia: “Le proposte sagge e fattibili di Regione Veneto e Comune di Venezia per una viabilità delle grandi navi giacciono presso i ministeri interessati da anni. Il ministro delle Infrastrutture decida qualcosa. Non si può più attendere. Gli incidenti sono assolutamente possibili nella marina mercantile, ma devono avvenir fuori da contesi storici e abitati senza mettere repentaglio vite umane”.
L’UNESCO ATTENDE. A complicare la situazione ci si è messa anche l’Unesco che nel 2017 ha aperto un’istruttoria su Venezia, minacciando di toglierla dalla lista virtuosa dei beni patrimonio dell’umanità, per inserirla nella lista nera dei siti a rischio. Oltre allo spopolamento e al turismo mordi e fuggi, ha avuto un peso anche il capitolo irrisolto della Grandi Navi. Dopo un anno di proroga della decisione e un dossier spedito dal Comune e dal ministero qualche mese fa, il Comitato dell’Unesco ha deciso di soprassedere fino all’anno prossimo. Ma ha accolto positivamente, stando a una bozza di documento circolata nei giorni scorsi, l’ipotesi di portare il flusso nautico a Porto Marghera. Così il sindaco Brugnaro ha gioito: “L’Unesco è con noi, il ministro ne deve prendere atto”. Ma Italia Nostra ha denunciato: “La bozza saluta il percorso alternativo identificato per la riallocazione della navi di oltre 40mila tonnellate a Marghera. Ma a Parigi non si rendono conto che l’opzione crocieristica a Marghera non esiste più: il Governo l’ha cancellata. E nessuno glielo ha detto”. La soluzione del canale Vittorio Emanuele richiederebbe lavori di scavo lunghi e impegnativi, con numerosi interrogativi sull’impatto ecologico in Laguna dovuto al movimento di sedimenti e fanghi in proporzioni gigantesche. E Venezia continua ad attendere una soluzione.