Dossier segreto del Porto al ministro sugli approdi alternativi di Lido e Chioggia. Malamocco scartato
VENEZIA Dai sei ai dieci/undici anni, con importi che vanno dai trecento milioni al miliardo di euro. Fare il nuovo terminal per le grandi navi è una montagna come l’Everest da scalare, lo scrive chiaramente l’Autorità di sistema portuale di Venezia e Chioggia nella relazione che ha consegnato il 20 maggio al ministero delle Infrastrutture. Tra progetto, autorizzazioni varie e realizzazione, prima del 2025 le crociere non potranno lasciare la Marittima e trasferirsi in una nuova stazione alternativa, almeno considerando le tre soluzioni su cui Danilo Toninelli ha deciso di puntare: il terminal a San Nicolò (Lido), alla bocca di porto di Malamocco e a Chioggia, accanto all’impianto Gpl. Porto Marghera su cui continuano ad insistere Comune e Regione non c’è, del resto il Ministro non l’ha mai considerata, fermato dai Cinque stelle locali («Ma non c’è mai stato nessun progetto», ha ribadito dopo l’incidente alla Giudecca), nonostante i tempi siano minori.
Il Vittorio Emanuele
Sicuramente lo sono per scavare e rendere navigabile il canale Vittorio Emanuele «con cui si darebbe immediata risposta alla richiesta di evitare il passaggio delle crociere davanti al bacino di San Marco», scrive il Porto nella relazione riservata, e mantiene l’attuale stazione Marittima: 12 mesi di lavori, ma con l’incognita legata alle eventuali autorizzazioni o valutazioni di impatto ambientale, su cui i No Nav continuano ad insistere. Tutte e tre le soluzioni toglierebbero le navi da Venezia, ma mentre Lido e Malamocco sono in mare il terminal di Chioggia continua ad essere in laguna ben distante però da San Marco. La strada è comunque in salita per tutte e tre considerando che l’impatto ambientale è tutt’altro che trascurabile e la logistica (imbarco—sbarco passeggeri, approvvigionamento merci) è difficoltosa.
Chioggia
L’ipotesi più attuale per Chioggia prevede la sistemazione di quattro navi di classe Oasis — quelle lunghe 360 metri e larghe 47, le più grandi al mondo della Royal Caribbean — nell’attuale terminal merci di Val Da Rio «completamente da riqualificare ed attrezzare», sottolinea l’Autorità di sistema portuale, tanto che le criticità riportate sono molteplici a partire dal dragaggio del canale per far passare le navi, che necessita di uno scavo di sei milioni di metri cubi di fanghi. Il costo stimato complessivo è di 232 milioni pronto a salire a un miliardo per sistemare tutte le criticità rilevate: dalla vicinanza con «l’impianto di stoccaggio Gpl della Costa Bionergie che impedisce la realizzazione di uno degli accosti», alla Vas (valutazione di impatto strategico), fino ai «collegamenti ferroviari e stradali carenti». Perché i passeggeri che arrivano all’aeroporto di Venezia come raggiungono poi il terminal se la strada Romea (l’unico collegamento tra Mestre e Chioggia) è insufficiente a supportare anche il solo traffico locale e da tempo si discute di una nuova strada o di metterla in sicurezza? Comunque sia i tempi di attuazione sono di 30 mesi per la procedura autorizzativa e di 45 per progettazione e costruzione: sei anni e mezzo, senza intoppi.
L’off shore
Per lasciare la navi fuori dalla laguna a leggere la relazione ci vuole un bel coraggio, sia se si tratti dalle bocca di porto del Lido che di Malamocco: «I terminal presentano forti problematiche connesse all’esposizione meteomarina che pregiudicano frequentemente l’accessibilità in sicurezza alle banchine e che impediscono lo svolgimento delle operazioni di imbarco e sbarco», sottolinea il Porto. Il terminal del Lido sarebbe realizzato sul lato della scogliera che delimita la bocca di porto e grazie a una lunata (barriera) verrebbero realizzati otto accosti per le navi. La stima è di 450 milioni di euro, ma la relazione sottolinea che «appare notevolmente sottostimata». I tempi complessivi di autorizzazione e realizzazione (il progetto del luglio del 2015 inserisce anche la possibilità di realizzare un collegamento sublagunare) sono previsti in circa undici anni, ma «contrariamente alle indicazioni europee, nazionali e locali implica un consumo di risorse naturali e presenta rilevanti impatti ambientali».
Malamocco
Il terminal alla bocca di porto di Malamocco è già stato scartato qualche giorno fa dal provveditore alle Opere pubbliche del Triveneto e quindi anche dal ministero delle Infrastrutture per le forti problematiche ambientali e di gestione delle navi. Era previsto di fronte alla spiaggia di Pellestrina (ora c’è la piattaforma del Mose che deve essere smantellata): tempi previsti 7 anni e mezzo, spesa almeno un miliardo.