Tafferugli e fumogeni per fermare le grandi navi

La NuovaGiornata di caos per il raduno contro il passaggio dei giganti del mare in Bacino In mattinata tensione alla Stazione marittima, poi corteo di piccole imbarcazioni

 

VENEZIA. «Non ce n’è per nessuno: oggi i cittadini si riprendono la laguna, oggi questa città non sarà quella delle grandi navi e delle grandi opere. Oggi i mostri del mare non avranno cittadinanza a Venezia».

Detto, fatto: è stata una domenica di mobilitazione lunga, partecipata, cantata (“Il cielo è sempre più blu”), gridata (“Fuori/le navi/dalla/laguna”), bagnata (dalla pioggia nel pomeriggio), a brevi tratti molto tesa (tra tafferugli, manganellate, fumogeni al porto), quella organizzata ieri dal Comitato No Grandi Navi, al termine di una tre giorni di dibattiti e confronto a Sacca Fisola. E i molossi del mare sono rimasti in scacco. Costa Famosa, Msc Fantasia (con tanto di squadra del Milan a bordo) altre tre navi più piccole in partenza dalle 17, sono rimaste in porto fino a sera, cinte da un colorato assedio “Par tera e par mar”, come prometteva lo slogan della mobilitazione: corteo a piazzale Roma in mattinata con blocco dell’ingresso dello scalo in Marittima e ritardo di un paio d’ore nell’imbarco dei passeggeri; nel pomeriggio, oltre quaranta barche nel Canale della Giudecca e centinaia di persone lungo le Zattere a consigliare alla Capitaneria di ritardare le partenze, per motivi di sicurezza, tanto più che le raffiche di vento sferzavano a 25 nodi. Così le navi sono salpate solo alle 20, quando il corteo si era ormai sciolto – alle 18.30 – comunque soddisfatto per la vittoria riportata sul campo.

La lunga giornata di protesta ha avuto inizio alle 10, con la manifestazione che prima ha mandato in tilt piazzale Roma (centinaia di auto e pullman in coda sul Ponte della Libertà) poi ha di fatto paralizzato fino alle 13 l’ingresso al porto di Venezia dei croceristi: in 1500 tra ragazzi dei centri sociali e famiglie intere, veneziani e comitati No tav dal Piemonte, No Muos dalla Sicilia , No dal Molin da Vicenza, qualche politico – i consiglieri comunali Caccia e Seibezzi (In Comune), Placella (Movimento 5 stelle), Madricardo (Pd in Provincia) – ma soprattutto centinaia di persone senza colore politico. Verso mezzogiorno, davanti all’ingresso della Marittima, qualche carica delle forze dell’ordine – più che altro un “gioco tra le parti” – fumogeni, spinte, manganelli a menar fendenti per un paio di minuti oltre lo “scudo” di salvagenti-paperella e giubbotti da barca (con casco in testa e bandiere in mano, per ogni evenienza) che apriva il corteo, per forzare il blocco al porto, mentre i più stavano in disparte. Comunque, più per dimostrare di “esserci”, che per rompere davvero e probemi seri non ce ne sono stati: un manifestante (di Senigaglia) è caduto a terra nel bel mezzo della carica, è stato circondato dagli agenti, poi “scambiato” con un manganello. Corteo che avrebbe dovuto secondo le indicazioni della Questura raggiungere il mercato all’ingrosso al Tronchetto, ma che era ben chiaro non ne avesse alcuna idea: «Noi vogliamo essere qui, perché oggi le navi non inquineranno la laguna». E ora – come sempre in questi casi – partiranno le denunce per resistenza. Attorno, attonita, una folla crescente di croceristi con valigie appresso, impossibilitata ad entrare in Marittima, con qualche scatto acceso d’ira, alcuni consiglieri e manifestanti a far da mediatori, qualche sfuriata, ma anche solidarietà.

Verso l’una, al grido di «Vittoria» i manifestanti hanno dato il via libera al porto, dandosi appuntamento al pomeriggio a San Basilio. Dove dalle 16 il blocco è stato in acqua: oltre una quarantina le barche grandi e piccole (compreso un vaporino affittato per 400 euro per l’occasione) che per tre ore hanno presidiato il Canale della Giudecca, costringendo di fatto cinque navi a restare agli ormeggi. Attorno, una quindicina di motovedette, gommoni, motoscafi di carabinieri, polizia, vigili, guardia di Finanza, Capitaneria, con qualche “toccata” per respingere le imbarcazioni che volevano cercare di spingersi più a ridosso delle navi in Marittima. Alle 18.30 tutti a casa – sotto la pioggia – al grido di «Vittoria».

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