E’ il momento della svolta. Da un lato una intera città che ha sostenuto il referendum per ribadire il suo No alle devastazioni provocate dalle Grandi Navi, dall’altro un Governo che non sa governare e che – in incontri dove la trasparenza non la fa certo da padrona con gli alti dirigenti delle multinazionali crocieristiche – ancora torna a sbattere su progetti di scavo e di allargamento dei canali già bocciati dalla valutazione di impatto ambientale.
Per chi ha a cuore Venezia e la sua laguna, è il momento giusto di rilanciare la battaglia contro le Grandi Navi. Ed è questo che è stato ribadito in tutti gli interventi che si sono susseguiti questa pomeriggio nel chiostro di San Lorenzo, durante l’assemblea popolare riunita per commentare il risultato del referendum.
E partiamo proprio dai famosi “18 mila 105 Grazie” a tutti coloro che hanno votato ai seggi. “Una scommessa che abbiamo decisamente vinto e vinto ben oltre le previsioni” ha commentato Tommaso Cacciari del Laboratorio Morion. La generosità dei volontari che hanno seminato di banchetti la città d’acqua e la terraferma è stata superata solo dall’entusiasmo dei cittadini che si sono messi in fila per votare. E a proposito, è stato ricordato negli interventi in risposta a chi li ha accusati di aver “taroccato” le firme, tutti i 18 mila e 105 nominativi con mail, numero di carta di identità o patente, nome e cognome di chi ha votato, sono a disposizione di quanti vogliano effettuare una verifica.
Giustizia ad orologeria
Sul tempismo delle azioni giudiziarie, ne sono state dette tante, sia da destra che da sinistra. Sarà forse un caso, ma fatto sta che due giorni dopo il referendum sono arrivati i decreti penali di condanna ai tuffatori che hanno manifestato in acqua contro le Grandi Navi. Una chiamata a giudizio e la richiesta di una seconda “botta” da 2500 euro a testa (dopo la prima, già versata) che fa del Comitato Grandi Navi uno dei migliori contribuenti dello Stato italiano con la bellezza di quasi 200 mila euro di multe. Un chiaro tentativo, spiegano i portavoce dei No Navi, di intimidire chi lotta per la difesa del territorio. Tentativo che, assicurano, otterrà solo l’effetto di stimolarli ancora di più nella loro battaglia. “Senza considerare – commenta Andreina Zitelli – che i tuffatori hanno difeso la legge. Caso più unico che raro tra tutti i comitati, ma la bocciatura del progetto di scavo del Contorta ha comportato la caduta della deroga rilasciata dalla capitaneria di porto al passaggio delle Grandi Navi che era stato bloccato dal decreto Clini Passera. Sono le Grandi Navi quindi, quelle che violano la legge continuando a transitare per il canale della Giudecca”. Magari la procura se ne accorgerà tra trent’anni. Come col Mose.
A settembre si ricomincia
Il referendum ha fatto fare il giro del mondo alla questione delle Grandi Navi a Venezia. Ne hanno parlato tutti i giornali nazionali e, ancor di più, quelli europei. Trasmissioni televisive che ritraevano questi mostri galleggianti che svicolano tra gli sterri canali della città più fragile della terra sono andate in onda negli Usa, nel Canada e anche in Corea, suscitando dovunque indignazione.
La marea di schede e di firme raccolte in una decina di ore saranno portate in tutte le sedi dove si sta decidendo il futuro della laguna. Ma l’assemblea di San Lorenzo ha anche deciso di continuare la mobilitazione dal basso rilanciando una “tre giorni”, ancora tutta da organizzare, a settembre, a cavallo di domenica 24, approfittando anche dell’assemblea dei movimenti europei contro l’inquinamento prodotto dalle Grandi Navi in programma proprio a Venezia quel sabato.
Già. Perché non è solo Venezia ad essere asfissiata da questi condomini galleggianti per turisti che non sanno viaggiare. In laguna, casomai, abbiamo qualche problema in più per la fragilità dell’ambiente in cui manovrano. Ma l’inquinamento e i cambiamenti climatici che ne derivano (avete visto il meteo di questi giorni?), sono un problema di tutti. Anche di chi non ci crede. Anche di chi al passaggio delle Grandi Navi si dice d’accordo.
tratto da EcoMagazine
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