La marcia dell’8 dicembre “Siamo ancora in tempo” contro i cambiamenti climatici, che ha visto la partecipazione a Padova di migliaia di persone provenienti da tutto al Veneto e moltissimi cittadini padovani, tra cui giovani e giovanissimi, ha rappresentato un evento straordinario, per la nostra città e non solo.
Sorpresa, certo, ma voluta, costruita e organizzata dalla nostra soggettività in concatenazione con altre soggettività. Potrebbe sembrare paradossale legare l’organizzazione – che implica metodo, lavoro politico, pianificazione accurata dei passaggi necessari per conseguire l’obiettivo – con il sorprendente, l’inaspettato, l’eccedenza. Ma non è così, anzi questo rapporto tra “virtù” e “fortuna”, individuato da Machiavelli, è il segreto più profondo dell’azione politica collettiva, della sua potenza costituente, creativa e innovativa. È un misto di meticolosa pianificazione e di imprevedibilità e casualità, con una dose di “pazzia”, come dice il grande Fiorentino. Un’arte virtuosa che si traduce nell’essere sempre pronti e attrezzati per cogliere l’occasione, essere in grado di afferrare il tempo e osare, sfidando il caso e la fortuna sul suo stesso terreno.
La marcia di Padova, oltre ad avere un enorme significato “in sé” – l’intuizione strategica del cambiamento climatico come leva potente di un movimento moltitudinario contro il modo di produzione capitalistico – lo ha anche “per sé”, per la crescita e il rafforzamento di una linea di classe all’interno dei movimenti.
Abbiamo visto esprimersi a Padova, in maniera chiara, una “moltitudine”, togliendo a questo termine ogni semplificazione e riduzionismo sociologico e restituendogli tutta la potenza soggettiva e politica che è insita nell’origine del concetto, da Spinoza, Macchiavelli fino al rinnovato marxismo rivoluzionario operaista e post-operaista. La moltitudine, intesa come molteplicità di singolarità, permette di superare il concetto di massa o di popolo, ovvero una totalità indistinta che annulla le differenze e richiama sempre la necessità di un soggetto che la trascende come principio organizzativo e regolatore.
Al contrario, qui le differenze, il loro concatenamento e intersezione, il loro incontrarsi e relazionarsi rispetto a ciò che è “comune”, costruiscono una nuova potenza di agire, un’eccedenza che va consolidata e tradotta in nuove forme di contropotere sociale. Un processo del tutto immanente, in cui la soggettività organizzata “di parte” non sta né sopra, né sotto, ma piuttosto “tra”, dentro e attraverso. Una soggettività che mira a costruire i passaggi politici, le pratiche e le azioni di lotta necessarie per disarticolare la macchina del dominio, la guerra del capitale contro le popolazioni, la natura, il mondo della vita e le stesse condizioni della sua riproduzione.
Lo abbiamo voluto, desiderato e ci siamo riusciti: i numerosi comitati ambientali, le reti diffuse, le tante comunità di pratiche che hanno attraversato la marcia rappresentano una costellazione di realtà difformi e disomogenee che si attivano su molteplici piani. Questa molteplicità “organizzata” è potenza che allude a un altro modo di vivere e di produrre, a un nuovo rapporto con la natura, a una democrazia radicale nei nostri territori, alla riappropriazione di valori d’uso contro il valore di scambio.
Come, cosa, quanto produrre e perché? Chi decide? Queste le domande radicali dei nuovi movimenti e sulle quali, seppure in embrione, già si costruiscono nuove forme di vita fondate sul diritto del “Comune” contro la proprietà privata della vita e delle condizioni generali della sua riproduzione. Una lotta biopolitica e molecolare avversa alla mostruosa macchina del biopotere incarnata dal capitale globale – il Vampiro di Marx – che succhia il sangue della moltitudine degli sfruttati e la linfa vitale della natura.
Nella giornata dell’8 dicembre molti altri elementi di ricchezza sono emersi, anche nella bella assemblea della mattinata, che ha visto la partecipazione di molti comitati veneti e realtà autorganizzate. Innanzitutto c’è stata una chiara identificazione dei nemici: la giunta leghista veneta di Luca Zaia e la sua totale adesione ai dogmi neoliberisti; il capitale estrattivo in tutte le sue forme e il capitale finanziario; Confindustria e Confartigianato, sui quali far pesare la forza del movimento in vista di una mobilitazione generale contro le politiche della regione Veneto. È stata inoltre ribadita la necessità di coniugare la giustizia ambientale con la giustizia sociale e la volontà di elaborare una piattaforme comune che sappia superare parzialità e localismi.
A febbraio, le “madamine” e i “madamini” de noialtri, i Sì grandi opere di casa nostra, dopo il clamoroso flop di Verona – nonostante i favori di tutti i media maintream e le enormi risorse finanziarie – vengono a Padova: prepariamo un’accoglienza degna, surclassiamoli e copriamoli di ridicolo. I “schei” non sono tutto e noi abbiamo portato 6000 persone in piazza solo con i nostri mezzi, boicottati sia prima che dopo dalla stampa servile, solo con la forza dell’autorganizzazione e un irriducibile desiderio di liberazione. Un assist per noi: continuiamo la marcia di Siamo ancora in Tempo!
di Danilo Del Bello, tratto da Globalproject.info
(immagine di copertina: Sherwood Foto)