Domenica 2 giugno, il giorno della “Sensa” la festa per lo sposalizio della Serenissima con il mare (subito sospesa con annullamento della tradizionale regata delle imbarcazioni a remi), è accaduto, alle 8.30, quello che il Comitato No Grandi navi denuncia da anni e che le Autorità competenti hanno per anni negato, consentendo la deroga al Decreto Clini Passera (emanato dopo la tragedia della Costa Concordia all’Isola del Giglio) che dal 2012 vieterebbe l’accesso al bacino di San Marco e al Canale della Giudecca alle navi oltre le 40.000 tonnellate di stazza lorda. La nave da crociera MSC Opera ‒ neppure tra le più grandi (“solo” 65.000 tonnellate di stazza lorda) ‒ per un guasto tecnico ai motori è andata fuori controllo e i due rimorchiatori non sono riusciti a correggere la rotta della nave che è andata a collidere contro la banchina del porto a San Basilio e l’imbarcazione fluviale “River Countess”, provocando danni e feriti. Il bilancio dell’incidente poteva anche essere peggiore, se la collisione fosse avvenuta qualche decina di metri prima contro la Riva delle Zattere, o addirittura a San Giorgio o sulla Punta della Dogana o contro l’area marciana, così come profetizzato da Celentano in un video pubblicato il giorno dopo nel suo blog (www.nograndinavi.it/celentano-contro-le-grandi-navi-il-video).
L’attenzione del mondo intero è tornata su Venezia proprio quando l’Unesco dovrebbe decidere se inserire o meno la città nella lista dei siti in pericolo, proprio per la questione grandi navi e tutto il resto, compresi la manomissione della Laguna e i lavori del Mose, il turismo insostenibile e l’espulsione dei cittadini dal centro storico per assenza di una politica per la residenzialità.
La politica e gli enti competenti (Autorità Portuale e Capitaneria di Porto) annaspano e continuano ad essere succubi, se non collusi, con gli interessi delle compagnie croceristiche multinazionali e della VTP spa che ha in concessione le banchine della Marittima; il che è quasi la stessa cosa, visto che Carnival, MSC e le maggiori compagnie croceristiche ne hanno acquisito un consistente pacchetto di azioni, pur mantenendone ancora la maggioranza Veneto Sviluppo (la finanziaria della Regione Veneto).
Il Comitato No Grandi Navi, che raccoglie associazioni ambientaliste, centri sociali, gruppi studenteschi e singoli cittadini attivi, e che porta avanti dal 2012 una vertenza per l’estromissione della grandi navi da crociera dalla Laguna, non resta a guardare e già dopo mezz’ora dalla collisione si mobilita, assieme agli abitanti del quartiere di San Basilio (che hanno sentito le loro case tremare per l’urto), davanti al terminal portuale. L’assemblea spontanea convoca per sabato 8 giugno, con partenza alle ore 16 dalle Zattere, una grande manifestazione con corteo che si farà portavoce di due richieste precise: fuori le navi dalla Laguna e applicazione del decreto Clini Passera, ovvero stop immediato al transito delle grandi navi in Laguna. Nel pomeriggio poi il presidio si sposta: sia in acqua con le barche in Canal Grande davanti al Palazzo del Prefettura, sia in terra nella fondamenta attigua.
Lo scontro si fa pure politico tra Lega e Movimento 5 stelle, assieme al Governo: la Lega accusa il ministro delle infrastrutture Toninelli di aver bloccato un progetto risolutivo (secondo lei) per evitare il passaggio delle grandi navi davanti a San Marco (progetto che sarebbe stato indicato dal precedente ministro piddino Del Rio). L’ipotesi di tale progetto è far entrare le grandi navi da crociera da “una porta secondaria”, la bocca di Porto di Malamocco, percorrendo il canale dei Petroli e realizzando, per quelle di nuova generazione (oltre le 130.000 tonnellate) nuove banchine a Porto Marghera (in prima zona industriale), a ridosso degli impianti industriali e a depositi di idrocarburi. Per le attuali grandi navi (entro le 96.000 tonnellate) invece il percorso continuerebbe per arrivare alla Marittima attuale, attraverso il Canale “V. Emanuele II” da scavare, smaltendo milioni di metri cubi di fanghi inquinati, perché dismesso una quarantina di anni fa e interratosi quasi completamente. Insomma per Lega, Regione Veneto, Comune, Città Metropolitana, Autorità Portuale, Compagnie, Confindustria, albergatori e tutto il resto del “Partito del PIL”, la soluzione non è di togliere le grandi navi dalla Laguna, ma di raddoppiare addirittura le banchine a Marghera, facendo credere di aver risolto il problema non facendo passare le grandi navi davanti a San Marco.
L’impressione è quella che si voglia far rimanere tutto com’è, visto che, per usare il canale dei Petroli, bisognerebbe almeno raddoppiarlo, visto che già ci passano le petroliere, i traghetti, i portacontainer, con una commistione di traffico vietata da tutte le normative, compreso quella “Seveso”, visto che le navi croceristiche passerebbero davanti a pericolosi impianti chimici e industriali. Neppure da immaginare un incidente analogo a quello di domenica 2 giugno, con collisione invece che contro una banchina portuale e un battello turistico, contro un impianto chimico od un deposito di idrocarburi!
Mercoledì 5 giugno si riunisce una grande assemblea popolare presso Sale Docks in Punta della Dogana, con la presenza di associazioni e comitati dell’area metropolitana, la Fiom (contraria all’ipotesi Marghera perché metterebbe in discussione la vocazione manifatturiera di Porto Marghera), i giovani di Friday For Future Venezia, dove si fa il punto della situazione e si prepara la manifestazione di sabato prossimo. Unanime è la richiesta di fare un grande corteo dalle Zattere sul canale della Giudecca, per il quale nel week-end passeranno ben sette navi da crociera, per concludere in piazza San Marco, nel cuore della città, preclusa alle manifestazioni politiche. Parte un appello al prefetto (www.facebook.com/comitatonograndinavi/posts/2163897923707658) perché autorizzi la conclusione del corteo in piazza San Marco, per segnalare, anche dal punto di vista simbolico, la riappropriazione della città da parte di chi la abita, ci vive, ci lavora o ci studia, o semplicemente ama la nostra città patrimonio dell’Umanità.
Troppa è la pressione di forti interessi economici e finanziari sulla nostra città e sulla nostra Laguna, soffocata dalla monocoltura turistica, dalle trasformazioni urbane che sottraggono residenza e vita normale ai cittadini, di cui la vicenda grandi navi è solo un aspetto tra i più gravi. Se le grandi navi hanno potuto, fino ad ora, accedere al cuore della città in deroga a leggi dello Stato in nome dell’economia, ci pare giusto che, per un giorno, in deroga a provvedimenti amministrativi che vietano la piazza alle manifestazioni, sia consentito ai cittadini esprimere il loro dissenso a San Marco, cuore della città e bene comune dell’Umanità.
Fuori le navi dalla Laguna e applicazione del decreto Clini Passera, ovvero stop immediato al transito delle grandi navi in Laguna, tutta la Laguna, non solo davanti a San Marco. Questa è la precondizione per pensare a un’alternativa all’insostenibile stato attuale delle cose, che possa coniugare la salvaguardia della Laguna, l’ambiente e la salute con il lavoro.
Non spetta al movimento indicare soluzioni progettuali, anche se esistono progetti che prevedono un avamporto alla bocca di Lido già a uno stadio avanzato. Al movimento spetta costruire un rapporto di forza favorevole all’estromissione delle grandi navi dalla Laguna e vincere, perché le grandi navi sono incompatibili con l’ecosistema lagunare, con la salute dei cittadini (per le emissioni nocive), con la sicurezza (visto quanto accaduto domenica 2 giugno).
Ma il movimento deve anche interrogarsi sulla sostenibilità in assoluto del gigantismo navale e di un modello di turismo insostenibile, basato su consumismo e lusso “low-cost”. Gli scienziati dell’IPCC ci stanno ammonendo, così come i giovani di Friday For Future, che abbiamo solo 11 anni di tempo per cambiare il nostro modello di sviluppo ed evitare che i cambiamenti climatici e il conseguente innalzamento del livello dei mari mettano in discussione la vita stessa di Venezia e di tutta la costa dell’Alto Adriatico e del Pianeta. Questo gigantismo navale di certo non aiuta, visto che per il traffico marittimo (e aereo) le emissioni di Co2 finora neppure vengono conteggiate e ascritte a uno Stato, secondo i protocolli di Kyoto.
Via le grandi navi da crociera da tutto il globo terraqueo? Intanto fuori dalla Laguna! Comunque, se ci restano soli 11 anni, anche il settore croceristico e tutta la sua filiera dovranno confrontarsi con la riconversione ecologica del sistema di produzione e del modello di sviluppo e di vita.
E proprio su queste tematiche Friday For Future Venezia, assieme con il Comitato No Grandi navi, ha in cantiere un Climate Camp internazionale al Lido dal 4 al 8 settembre, nei giorni clou della Mostra del Cinema, quando Venezia sarà ancora una volta sul palcoscenico internazionale. Non la Venezia da cartolina, ma la Venezia resistente.