No Grandi Navi: il subcomandante Nemo blocca i mostri d’acciaio a Venezia

Blare Out-

La prima cosa che abbiamo pensato alle dieci del mattino in piazzale Roma, la porta terrestre di Venezia, davanti a tremila persone venute da un po’ dappertutto per la manifestazione nazionale contro le Grandi Navi e la Grandi Opere in generale, era: abbiamo già vinto la battaglia, indipendentemente da quanto accadrà.

I partecipanti hanno, infatti, dimostrato ancora una volta che il metodo migliore per affrontare le bande prezzolate di un potere costituito che non rappresenta la volontà popolare è prenderle in giro. Che cosa avrà pensato quello schieramento compatto di soldatini in blu all’ingresso dell’area portuale veneziana vedendo avanzare una folla che schierava in prima linea salvagenti colorati, canotti gonfiabili con le stelle marine e, in testa, una foca e il pesciolino Nemo?

Questi signori avrebbero dovuto sorridere e lasciar passare il corteo ma sappiamo bene che le cose non vanno mai come buon senso vorrebbe. Pensateci, uno dei personaggi con la radio in mano avrà dovuto dare quell’ordine, sudato, sotto il casco blu, con la bocca impastata e consapevole (forse) di aver già perso la battaglia con l’immaginario, avrà dovuto dirlo: «Caricate le stelle marine e i pesciolini, anche Nemo e la foca». Mi piace pensare che qualcuno di loro, interpretando alla lettera l’ordine del superiore, abbia per un momento pensato di buttarsi in acqua con lo scudo di plastica e il manganello.

Alcune cariche hanno sgonfiato a morte qualche salvagente ma non sono riuscite a bucare il subcomandante Nemo, che ha continuato a prendere in giro l’assurda comicità di quell’azione di forza ridicola e avvilente.

Non si può entrare in porto? Benissimo, se non c’entriamo noi non ci entra nessuno e, in pochi minuti, tutti gli ingressi alle zone d’imbarco per le crociere vengono bloccati e con essi centinaia di turisti italiani e stranieri che si apprestavano a risalire sulle navi per ripartire e vedere quella che in molti considerano la piazza più bella del mondo, San Marco, dall’alto. Alcuni crocieristi s’incazzano, non comprendono le ragioni del ritardo, ma in tanti sembrano appoggiare il movimento e pazientano mentre i partecipanti al corteo, studenti e persone attive di ogni età, spiegano loro le ragioni della protesta.

I turisti ascoltano: le Grandi Navi attraversano la laguna di Venezia provocando ingenti danni ambientali a uno degli ecosistemi più delicati esistenti in natura, bruciano combustibili pesanti come migliaia di automobili (in una città che si vanta a buon diritto di averle escluse) e, non bastasse, costringono a scavare in laguna canali sempre più profondi a causa della profondità di pescaggio dei mostri da centoquarantamila tonnellate. Canali che stravolgono il fragilissimo sistema di correnti lagunare, oltre a provocare acque alte sempre più dannose che mettono in serio pericolo la città. Ma la lista dei danni causati dalle navi è lunghissima e richiederebbe pagine di approfondimenti (info e sostenitori su http://www.nograndinavi.it), vibrazioni che danneggiano gli edifici, moto ondoso che smuove i fanghi e scopre le palizzate di legno che da secoli sostengono la Serenissima, oltre a una forma di becero turismo di consumo che offende la bellezza della capitale lagunare. Tutto questo a causa della speculazione di pochi con grandi interessi e a discapito dei tanti che hanno scelto di considerare la laguna per quello che davvero è: un bene comune.

Il corteo non si ferma al porto, nel pomeriggio centinaia di persone si imbarcano su topepattanemascarete a remi, sanpierotte e barchini di ogni tipo, addirittura un vaporetto, invadendo il canale della Giudecca, via d’accesso al bacino di San Marco, per bloccare la partenza dei mostri anche via mare. Lo scenario si ripete, le barche e le barchette prendono in giro le imbarcazioni delle forze dell’ordine che cercano di fermarle in tutti i modi, ma con i veneziani e le veneziane al timone si può passare sotto il naso a chiunque.

Sulla fondamenta delle zattere sono numerosissimi i sostenitori e le sostenitrici “di terra” che sventolavano le bandiere dei comitati No Grandi Navi, No Mose, No Tav, No Dal Molìn, No MUOS, No Inceneritore e altri ancora, perché la tre giorni di mobilitazione e la manifestazione nazionale di domenica 9 giugno hanno rappresentato un’azione di lotta contro tutte le grandi opere e i progetti finalizzati alla speculazione senza tener conto di ambiente, paesaggio, popolazione e beni comuni. I mostri, che già sbuffavano, sono stati bloccati per qualche ora, l’obiettivo è stato raggiunto “par tera e par mar”.

Si è trattato di un segnale forte, come ce ne sono stati  in passato, altri ce ne saranno ancora, diventeranno (e diventeremo) sempre di più in tutti i settori resistenti e non riusciranno a fermarci.

David Angeli

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