No global giunti da ogni parte d’Italia

La NuovaGruppi di attivisti arrivati da Padova e Trieste, ma anche da Parma, Milano, Napoli e Messina

VENEZIA. Una giornata all’insegna dell’imperativo «No Grandi Navi», ma anche «No Grandi Opere». Ieri mattina, alla manifestazione contro il passaggio dei giganti in laguna, erano presenti rappresentanti di movimenti provenienti da tutta Italia, da Milano a Messina. Il filo rosso che li unisce, superando i confini geografici, è ribadire che il territorio è un «bene comune» di tutti i cittadini. «Noi siamo venuti da Messina – spiega l’attrice Giulia Giordano del Teatro Pinelli – perché la nostra autorità portuale vuole trasformare il waterfront in un polo per crocieristi, privatizzando un’area di 50 mila mq. Inoltre noi protestiamo dal 2009 contro l’installazione del Muos (Mobile User Objective System, ndr) che provocherebbe seri problemi di salute». Marianna Capozzi è arrivata da Napoli con un gruppo di amici all’una di sabato notte pur di essere presente: «L’opera che noi contestiamo – racconta una delle cittadine che con altri napoletani ha liberato un’area di 12 ettari di terra confiscandoli alla camorra – è la discarica di Chiaiano che dal 2008 è stata abbandonata, senza che venisse fatta nessuna bonifica». I milanesi invece si ribellano all’idea dell’autostrada alzando la bandiera «No Tem»: «Questa grande opera – spiegano i portavoce Giampiero Sala e Max T. – rientrano in progetti di sviluppo che la storia stessa sta dimostrando fallimentari. I lavori sono iniziati da sei mesi e siccome di soldi non ce ne sono li prendono dalle Casse Deposito Prestiti». Delusi anche i parmigiani: «Grillo in persona – affermano i rappresentanti dell’assemblea permanente contro l’inceneritore – aveva detto che se l’inceneritore fosse stato acceso si sarebbe dovuto passare sul cadavere del sindaco, ma i lavori sono iniziati e nessuno ha fatto nulla». Qualcuno si ricorda che c’è stato un terremoto all’Aquila? Sono arrivati in macchina dall’Abruzzo per rispolverare la memoria, ma non solo sulle false promesse di ricostruzione fatte da Berlusconi. «Eravamo considerati il polmone verde d’Italia – racconta il Comitato Radicati al Territorio – e adesso vogliono costruire una piattaforma petrolifera lunga quanto il diametro del Colosseo». «L’Adriatico è uno – affermano i vicini triestini della Casa delle Culture – e se viene devastata la laguna riguarda anche noi. Noi da tempo diciamo no ai rigassificatori e all’autostrada Venezia Ronchi che devasterebbe il Carso».(v.m.)

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