I giornali di giovedi hanno riportato una dichiarazione della Autorità Portuale, ripresa dal presidente di Venice Terminal Passeggeri, sui danni che sarebbero derivati a Venezia dal calo del traffico crocieristico nel 2015 per il divieto di ingresso alle navi di maggiore stazza, quelle sopra le 96.000 tonnellate di stazza. Divieto poi cancellato ma che ha condizionato equalmente il calendario delle compagnie.
Si legge che allo stato attuale le prenotazioni sono di 1.562.000 crocieristi per il 2015, 172 mila in meno dello scorso anno (circa il 10%), anno che aveva gia segnato una riduzione rispetto a quello precedente. Si soggiunge che essendo gli addetti alla crocieristica stimabili in 4255 persone, il calo del registrato quest’anno si potrebbe tradurre in 594 posti di lavoro in meno tra portabagagli, hostess, accompagnatori, agenzie etc e “calcolando un indotto di 434 milioni, rischiamo di perdere 61 milioni per la città” (il 14% in meno).
Conclusioni fuorvianti e non condivisibili.
Primo. La domanda rivolta alle crociere mediterranee è in calo dovunque: nuove destinazioni mostrano crescite maggiori (Cruise industry News, 2015). La flessione a Venezia probabilmente ci sarebbe stata comunque.
Secondo. La CLIA (Cruise Line International Association) ha messo in luce nel suo rapporto 2015 che la dimensione delle navi non è più rilevante. “5 anni fa sono state lanciate le più grandi navi…oggi le 22 nuove navi varate puntano meno sulla dimensione e più sul comfort di bordo e sulla esclusività”. Il segmento dell’industria che cresce maggiormente (+21% per anno) riguarda i segmenti delle navi più sofisticate, yachts di lusso, navi oceaniche eleganti e navi fluviali.
Terzo. Lo studio commissionato dalla Autorità Portuale a quattro docenti universitari dice cose molto diverse da quelle riportate. Prendiamo le parole del prof. Ignazio Musu, uno dei 4 estensori, all’Istituto Veneto nel’ottobre 2013 (ascoltabili nel sito dell’Istituto). Musu afferma che nello svolgere lo studio “è stato sorpreso dal basso peso delle spese delle compagnie per beni e servizi locali”. La ricchezza alla città deriva per l’84% dalle spese fatte in città dai crocieristi in quanto turisti e queste sono spese “fungibili”. Un bene fungibile è un bene che può essere sostituito facilmente con altro della stessa qualità. Significa cioè che se i turisti crocieristi dovessero flettere, sarebbero sostituiti da altri, come sembra ovvio essendo Venezia una delle attrattive turistiche mondiali. Quindi della conclamata ricchezza di 434 milioni per la città, la maggior parte è, sempre nelle parole di Musu, “fungibile”: non cadrebbe a seguito di una flessione delle crociere. La parte non fungibile, attribuibile direttamente e indirettamente alle compagnie crocieristiche, non supera gli 80 milioni.
Bene e quanto sarebbe il paventato calo per il 2015? Sarebbe di 10-11 milioni e non 61 milioni come detto dalla Autorità Portuale e i posti di lavoro persi non sarebbero 594 come affermato dalla stessa Autorità ma circa 95.
Tutto questo se la caduta delle prenotazioni al 2015 fosse causata dal divieto di transito alle grandi navi, ma le stesse organizzazioni crocieristiche ci dicono che non è del tutto così e che una flessione di misura ce la saremmo dovuta attendere comunque.
Giuseppe Tattara
Autore di Contare il crocerismo (2014) e del Libro bianco su Venezia e la Laguna, (2015).