«Entro il mese troveremo una soluzione». A quasi un anno dal naufragio della Costa Concordia, il decreto Passera- Clini sui limiti alle rotte delle grandi navi a Venezia non trova ancora applicazione…
di Alberto Vitucci (La Nuova)
«Entro il mese troveremo una soluzione». A quasi un anno dal naufragio della Costa Concordia, il decreto Passera- Clini sui limiti alle rotte delle grandi navi a Venezia non trova ancora applicazione. Non dovrebbero entrare a San Marco quelle superiori alle 40 mila tonnellate. Ma in mancanza di alternative il decreto è stato sospeso. Davanti a San Marco passano ogni giorno in stagione quattro o cinque navi di stazza superiore alle 100 mila tonnellate. «Speriamo entro ottobre di poter dare una soluzione concreta», dice il ministro per l’Ambiente Corrado Clini, «è davvero difficile continuare ad assistere a questo spettacolo a San Marco». Anche il Porto, in una prima fase piuttosto restìo alla protesta, apre uno spiraglio. «Per le grandi navi occorre un’alternativa», ripete il presidente dell’Autorità portuale Paolo Costa. Le stesse compagnie Costa e Msc hanno offerto al sindaco Giorgio Orsoni la loro disponibilità. E Orsoni ha deciso per la linea dura: «Se ne devono andare da San Marco». Ma le alternative sono diverse. Perché il Porto insiste sul progetto di scavo di un nuovo canale, il Contorta-Sant’Angelo, che permetterebbe di arrivare all’attuale Marittima passando da Malamocco e non più da San Nicolò (e dunque da San Marco). Il sindaco invece preferirebbe Marghera: banchina già pronta, lavori minimi e tempi stretti (al contrario del Contorta, che costa 50 milioni e secondo esperti idraulici potrebbe aumentare l’erosione della laguna trasformando un piccolo canale in una vera autostrada del mare. La Vtp (Venezia Terminal passeggeri) non intende mollare, ricorda che «le navi portano ricchezza». E pensa di raddoppiare la Marittima. Costruendo una mega stazione nelle casse di colmata in territorio di Mira per le navi superiori alle 300 mila tonnellate. Il comitato «No navi» incassa le aperture di Costa e Orsoni, anche se non si fida: «Andiamo a vedere se si fa sul serio», dicono. E rilancia: «Le grandi navi di quelle dimensioni devono stare fuori della laguna». Soluzioni possibili, Punta Sabbioni (con il vecchio progetto De Piccoli, depositato anni fa tra le alternative al Mose; oppure Santa Maria del Mare, sulle banchine oggi utilizzate per il Mose dal Consorzio Venezia Nuova che dovrebbero essere smantellate nel 2014. Clini si dice fiducioso. «Il sindaco e il presidente dell’Autorità portuale hanno messo a punto soluzioni rapide che potranno essere realizzate in tempi molto brevi», dice. Un vertice a tre è previsto per il 24 ottobre. E allora toccherà decidere. Intanto le navi, alte più dei campanili, continuano a fare l’«inchino» a San Marco.