Il prof. Giuseppe Tattara, ordinario di Politica Economica all’Università di Ca’ Foscari, ha presentato stamattina alla stampa e illustrato oggi pomeriggio alla cittadinanza il primo studio che analizza non solo i presunti “benefici” del crocerismo a Venezia ma anche i suoi alti costi ambientali.
Lo studio, partendo dagli stessi dati iniziali forniti dall’Autorità Portuale e dalla Venezia Terminal Passeggeri, arriva a risultati sensibilmente diversi: in particolare, i ricavi dell’attività legata al crocerismo non corrispondono circa al 6 per cento del Prodotto interno lordo del comune di Venezia, come affermato in più occasioni dal presidente di Apv, Paolo Costa, ultima il 15 febbraio 2013 al convegno sulla croceristica organizzato da Confindustria Venezia, ma non toccano il 2 per cento del predetto Pil.
Nessuno, però, ha mai analizzato i danni del crocerismo, cosa invece fatta dal prof. Tattara che ha dimostrato come l’inquinamento prodotto dalle navi imponga costi praticamente pari ai ricavi (313 milioni di euro di costi nel 2012 contro 286 milioni di euro di ricavi).
Vanno però precisate due cose:
– che i costi sono sopportati dall’intera collettività, con una cifra che si può valutare in 6 mila euro all’anno per ciascun cittadino residente in Venezia insulare, mentre gli utili sono concentrati in poche categorie economiche, secondo la triste logica della privatizzazione dei guadagni e della socializzazione delle perdite;
– che i costi sono stati calcolati solo sui pochi inquinanti (ossidi di azoto, di zolfo, composti organici volatili, polveri sottili) e sul gas “serra” per i quali la comunità scientifica internazionale ha concordemente indicato un costo standard, mentre non sono valutati gli inquinanti organici persistenti (diossine, esacolobenzene) e i metalli pesanti (piombo, cadmio, mercurio, arsenico, cromo, nickel, etc).
Non sono stati inoltre calcolati:
– il costo per i danni e per il deterioramento degli edifici della città storica a causa dell’inquinamento;
– il costo dovuto all’erosione dei fondali della laguna e alla perdita di sedimenti connessi al passaggio delle grandi navi;
– il costo per i danni alla stabilità di edifici e rive a causa del dislocamento di ingenti quantità di acque a causa del passaggio delle grandi navi;
– il costo relativo agli inquinanti emessi dagli impianti di incenerimento dei rifiuti a bordo delle grandi navi, che non sono tenuti a rispettare nessuna delle norme che si applicano per gli inceneritori a terra.
Se si tiene conto di ciò, è del tutto evidente che i costi ambientali connessi al crocerismo sono di gran lunga superiori ai cosiddetti “utili”. Ciò non può essere giustificato con ragioni occupazionali, dato che la stessa domanda di crocerismo potrebbe essere soddisfatta da pratiche strutturate diversamente, con costi ambientali grandemente ridotti. Già da subito, ad esempio, le compagnie dovrebbero ridurre gli inquinanti con l’uso di combustibili a minor tenore di zolfo e ridurre l’emissione di polveri attraverso l’uso di filtri (scrubber).
il link allo studio del Prof. Tattara (versione completa+ridotta per stampa)