Incredibile! La Capitaneria di Porto si preoccupa del moto ondoso! Non lo fa in Canale della Giudecca, dove se l’ammiraglio Tiberio Piattelli si affacciasse dalle sue finestre vedrebbe nelle acque di sua competenza il quotidiano maremoto che costringe i giudecchini con gli stivali ai piedi anche con la bassa marea, ma evoca il problema per negare la fattibilità di un terminal croceristico fuori dalla bocca di porto di Lido a causa dei troppi lancioni Gran Turismo che sarebbero necessari per portare a Venezia i passeggeri. Lo stesso problema, cioé, che avrebbe il terminale off shore per i 2 milioni di container all’anno di cui favoleggia il presidente dell’Autorità Portuale, Paolo Costa, senza che per questo l’ammiraglio si preoccupi di ciò che succederà in laguna.
Ma chi ha mai detto a Piattelli che si dovranno usare i Gran Turismo? Un progetto serio di terminal croceristico, infatti, potrebbe trovare soluzioni pratiche moderne e sostenibili anche per i collegamenti con la città, e l’uscita del comandante della Capitaneria di Porto dimostra una sola cosa: che si vogliono ostacolare pregiudizialmente tutte le possibili alternative allo scavo del canale Contorta Sant’Angelo, voluto dall’Autorità Portuale.
Il Comitato NO Grandi Navi, ad ogni buon conto, non caldeggia questa o quella soluzione, ma chiede un cambio di modello rispetto all’attuale, improntato alla rincorsa di un gigantismo insostenibile che fa solo gli interessi delle compagnie da crociera e chiede al Comune, in coerenza col Pat, di avviare immediatamente gli studi per definire le soglie di compatibilità che discriminino le navi che potranno continuare a entrare in laguna da quelle che un domani dovranno restare fuori, nonché l’avvio dell’iter per un nuovo Piano Regolatore Portuale, unico strumento per sottomettere il Porto agli interessi complessivi della città. Venezia, cioé, non è del Porto, come ha dichiarato ieri Paolo Costa svelando così il suo vero pensiero, indifferente alla città e ai cittadini.
L’astensione del Comune sul Piano Operativo Triennale, che disegna una Venezia come nuova Rotterdam, è solo l’ultimo capitolo di una posizione perennemente ambigua che, se nel Pat sancisce l’estromissione delle grandi navi dalla laguna, nella prassi vuole solo il loro allontanamento dal Bacino di San Marco per portarle a Marghera, mantenendo in laguna le due più gravi criticità che sono il gravissimo inquinamento e la devastante erosione dei fondali, mentre non ostacola se non a parole i disegni dell’Autorità Portuale di consolidare il terminal croceristico in Marittima, dove già ora si sta realizzando la settima banchina.