La lobby dei porti italiani sta cercando di scardinare la legge n. 84 del 1994 che impone alle Autorità Portuali di redigere i Piani Regolatori Portuali d’intesa coi Comuni territorialmente competenti. Lo ha denunciato il sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, durante l’incontro con lo scrivente Comitato NO Grandi Navi – Laguna Bene Comune svoltosi questa mattina a Ca’ Farsetti. Lo scorso 12 settembre, infatti, il Senato ha approvato un disegno di legge, risultante dall’unificazione dei disegni di legge n. 143, n. 263, n. 754, n. 2403, che riserva in via esclusiva alle Autorità Portuali la redazione dei rispettivi Prg non solo all’interno delle aree portuali ma perfino nelle aree limitrofe. “Una follia”, ha commentato il sindaco, e per una volta non possiamo che essere d’accordo con lui: il Comitato, dunque, invita i parlamentari veneziani, e anzi tutti i parlamentari italiani, a impedire che in un’epoca di preteso federalismo intere fette di territorio siano sottratte alle scelte delle comunità locali.
L’incontro con Orsoni ha avuto luci e ombre. Il Comitato ha incassato alcuni precisi impegni del sindaco, giudicati dei veri e propri successi frutto della propria linea e della mobilitazione di tanta parte della popolazione culminata nella grande manifestazione dello scorso 16 settembre e nella raccolta di firme per l’estromissione delle navi incompatibili dalla laguna che in pochi mesi è stata sottoscritta da oltre 12 mila persone.
In particolare il sindaco:
- ha espresso in modo netto e inequivocabile la propria contrarietà allo scavo del Canale Contorta Sant’Angelo come alternativa al passaggio delle grandi navi da crociera in Bacino San Marco. “Ho già detto di no sia al presidente dell’Autorità Portuale, Paolo Costa, che ai ministri dell’Ambiente, Corrado Clini, e delle Infrastrutture, Corrado Passera (sostenitori dello scavo, ndr): qualsiasi soluzione non passa per lo scavo di un nuovo canale in laguna”;
- ha detto un no altrettanto reciso sia al progetto della Venezia Terminal Passeggeri per una “Marittima 2” destinata alle navi di prossima generazione in Cassa di Colmata sia al progetto di un polo logistico a servizio del nuovo porto Off Shore proposto dall’Autorità Portuale che imprenditori privati vorrebbero realizzare su 380 ettari a Dogaletto di Mira di proprietà della società Alba srl di Ravenna. “Su questo – ha precisato – sono del tutto d’accordo col sindaco di Mira”;
- ha giudicato “facilmente fattibile” la riconversione del terminal di San Basilio (Marittima) a luogo d’attracco per navi piccole, per yacht di grandi dimensioni, per destinazioni fieristiche e a centro congressi.
Il sindaco ha riconosciuto che ora la situzione è emergenziale e ha sostenuto che nell’immediato bisogna intervenire sull’inquinamento e sul “picco” del problema costituito dal passaggio delle grandi navi in Bacino San Marco. Al riguardo, ha rivelato d’aver commissionato uno studio per la creazione di un terminale d’attracco provvisorio per le navi oltre i 300 metri nell’area portuale di Porto Marghera, a suo dire realizzabile nel giro di 2 o 3 mesi. “Non è la soluzione ideale – ha ammesso (inquinamento e erosione dei fondali non verrebbero eliminati, ndr) – ma darebbe il tempo di fare una valutazione vera dei benefici del crocerismo (e dei costi, ha aggiunto il Comitato, ndr) per decidere o se riconvertire il traffico navale o se permettere l’accesso in laguna solo alle navi compatibili”.
Il Comitato ha replicato al sindaco invitandolo a evitare soluzioni ponte puntando piuttosto direttamente a soluzioni definitive al problema del crocerismo e in genere della portualità incompatibile col recupero morfologico della laguna. Al riguardo, ha chiesto al sindaco di promuovere un confronto pubblico tra tutti i progetti esistenti – sia quelli noti sia quelli eventualmente sconosciuti ma che il Comune comunque ha in quanto presente nel Comitato Portuale – per permettere alla popolazione di discuterli soprattutto in vista della redazione del Piano Regolatore Portuale che allo stato attuale della legge è l’unico strumento che le comunità locali hanno per imporre scelte nell’interesse dell’intera collettività. Su questo, Orsoni è stato restio.
A giudizio del Comitato è risultata invece del tutto inaccettabile la posizione del sindaco sull’inquinamento. Orsoni ha sostenuto di non poter prendere alcuno dei provvedimenti che pure sarebbero in capo ai suoi poteri quale massima autorità sanitaria cittadina (uso di carburanti puliti e delle migliori tecnologie per abbattere gli inquinanti, ad esempio) sostenendo che l’Arpav, da lui convocata, avrebbe garantito che tutti i parametri sarebbero al di sotto della soglia di rischio stabilita dalla legge. “Ciò – ha precisato – mi ha tolto ogni possibilità d’intervento”.
L’inesistenza di una vera rete di centraline Arpav in città, gli evidenti limiti delle campagne Arpav fin qui condotte, la letteratura internazionale sull’inquinamento navale, gli allarmi lanciati da autorevoli rappresentanti della comunità scientifica locale non lo hanno spinto a prendere provvedimenti ispirati al principio di cautela. “Ho chiesto all’Arpav un approfondimento” ha concluso il sindaco, spiegando però di non aver imposto alcuna metodica particolare come potrebbe essere, ad esempio, la verifica degli inquinanti immessi nell’atmosfera con prelievi diretti sui fumaioli delle navi.
Tutta la responsabilità ricade dunque direttamente su Arpav e non dubiti l’Agenzia che il Comitato NO Grandi Navi verificherà con tutta la necessaria attenzione le campagne che Arpav stessa condurrà e le relazioni che verranno redatte.
Da ultimo, il sindaco ha garantito un intervento sulle Autorità Marittime per verificare la necessità dell’uso dei radar all’interno della laguna quando le condizioni di visibilità sembrerebbero non imporre l’uso di sistemi che producono inquinamento elettromagnetico.
COMITATO NO GRANDI NAVI – LAGUNA BENE COMUNE