Ambiente e democrazia. A Venezia si sono riuniti i movimenti contro le grandi opere per la giustizia climatica

Fuori, sui masegni della fondamenta, decine di palloncini colorati, bandiere al vento e le installazioni galleggianti pronte per la grande festa di domani. Dentro, la “meglio gioventù” d’Italia. Quella capace di mobilitarsi per la giustizia climatica, la tutela dei territori e la democrazia ambientale. E sono in tanti. Nella sala degli antichi magazzini dove un tempo la Repubblica Serenissima conservava il prezioso sale, si sono radunate più di 300 persone, in rappresentanza dei 56 comitati e movimenti provenienti da tutta la penisola che hanno raccolto l’appello lanciato dai No Grandi Navi.  

Siamo in fondamenta delle Zattere. Proprio sulle rive del canale che unisce Venezia alla Giudecca. Proprio dove transitano le Grandi Navi. Abnormi condomini galleggianti, il cui continuo via vai inquina l’aria e devasta i fondali di una città che vive della sue laguna, anteponendo il profitto di pochi ad un bene di tutti. 

Una città, questa che era dei Dogi, che è emblematica per dare il giusto peso alle tematiche ambientaliste. Qui, dove l’acqua e la terra si mescolano senza barriere, complementandosi l’una con l’altra, e dove la bellezza è allo stesso tempo vita e morte, a causa di un assedio turistico oramai insostenibile. “Qui è più semplice rendersi conto che le tematiche ambientali non possono essere disgiunte da quelle del diritto di cittadinanza, e che non si può parlare di giustizia climatica senza parlare anche di democrazia” spiega aprendo l’assemblea, nel primo pomeriggio, Marco Baravalle del Sale. In questa Venezia dove, con l’imposizione del Mose, è stato sperimentato il devastante sistema delle Grandi Opere,”è davanti agli occhi di tutti che la battaglia che l’umanità sta combattendo è tra chi difende i beni comuni e chi li vuole mercificare per trarne profitto. E cosa altro è questa se non una battaglia per  la democrazia?” conclude Marco.

Il microfono passa di mano in mano sino a sera. A prendere la parola sono i portavoce dell’intero arcipelago ambientalista del Paese, da Taranto alla val di Susa, dai No Tap ai No Pfas. Negli interventi di tutti, si legge la volontà di percepirsi com un unico movimento, superando lo steccato del singolo problema e della specifica lotta. Proprio come hanno fatto i No Tav valsusini. “Siamo usciti dalla nostra valle per spiegare a tutta l’Italia che questa battaglia non riguarda solo noi  – spiega Francesco Richetto – E’ una battaglia di tutti perché questo sistema economico è contro l’umanità. E’ la battaglia di tutti coloro che credono in un mondo diverso, dove i soldi non servono a ricavare profitti ma a far felici le persone. Mobilitiamoci, quindi, perché se non lo facciamo noi, nessuno lo farà per noi”.

Nessuno, e tantomeno il Governo. Perché i movimenti non hanno Governi amici. Oggi come ieri. Anche il Governo penta stellato che qualche suo tifoso continua a chiamare “del cambiamento”, non ha fatto altro che continuare le precedenti politiche “sviluppiste” di una economia malata. Un tradimento? Sì, per qualcuno, come per i portavoce dei comitati tarantini o per di Stop Biocidio della Terra dei Fuochi. “Questi politici hanno attraversavano le mobilitazioni e raccolto fiducia e voti da tanti di noi, cavalcando le nostre rivendicazioni come oggi cavalcano il razzismo – commenta Raniero Madonna – ma non ci hanno messo molto a rivelarsi per questo che davvero sono. Dei nemici dei movimenti”. 

 

Le insostenibili posizioni di chi, a parole, tuonava contro il Mose o le Grandi Navi e, una volta al potere, ha cambiato radicalmente idea e governa con quella stessa Lega che ha sconquassato l’intero Paese con le Grandi Opere, sono, per Tommaso Cacciari, del Laboratorio Morion, una contraddizione da cogliere senza indugio, organizzando una manifestazione a Roma. “Al di là delle cupe narrazioni di razzismo che ottengono tutta l’attenzione dei media, c’è un’Italia straordinaria. Ci sono decine di migliaia di persone come noi, capaci di organizzarsi nei territori e di lottare per la democrazia ambientale. Prepariamoci a dare vita ad una grande mobilitazione. Se non lo facciamo noi, chi lo farà?” 

Appello subito rilanciato da Margherita da Lonigo, portavoce delle Mamme No Pfas. “Ci siamo svegliate una mattina ed abbiamo scoperto che nel sangue dei nostri figli c’è una percentuale di Pfas superiore di dieci volte la soglia di pericolo. Abbiamo denunciato una fabbrica che ha inquinato irrimediabilmente la seconda falda acquifera più grande d’Europa. Oggi la fabbrica è ancora là e continua ad inquinare e ad avvelenare i miei figli. Quando ci pensiamo, ci sale in corpo una rabbia che non ci serve nessun ulteriore incentivo per mobilitarci. E state tranquilli che non ci fermeremo mai!”

(di Riccado Bottazzo, EcoMagazine)

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