Da giorni seguiamo inorriditi l’odissea delle navi da crociera divenute focolai di contagio, bloccate in mare, allontanate dai porti. La nostra solidarietà va ai dipendenti e alle dipendenti delle grandi compagnie – sfruttati e sottopagati e in questo momento esposti più che mai al contagio – e ai/alle passeggeri/e ignari dell’avidità con cui le multinazionali crocieristiche operano da sempre, anche e soprattutto in tempo di emergenza. Aggiornamenti e segnalazioni ci sono giunte, da parte di equipaggio e passeggeri, che denunciano gravissime lacune nella gestione dell’emergenza sanitaria da parte delle grandi compagnie, anche a fronte di casi di persone a bordo positive al test per il COVID-19.
Testate nazionali e internazionali raccontano della malagestione da parte delle compagnie che hanno ignorato, taciuto o mentito sulle condizioni sanitarie a bordo, mancando di tempestiva comunicazione con equipaggio e passeggeri, senza alcuna tutela per i lavoratori e le lavoratrici.
In questo scenario, si prospetta la peggiore delle ipotesi: in piena emergenza, in una regione vessata come quella del Veneto, Costa Crociere insiste per mantenere la destinazione finale della Costa Victoria e attraccare alla Marittima di Venezia il 28 Marzo. A bordo 1400 persone, tra membri dell’equipaggio e passeggeri.
Costa Crociere in questi giorni è sembrata tenere particolarmente a rassicurare la stampa e l’opinione pubblica, sostenendo che la situazione sia sotto controllo poiché la crociera è in navigazione da due mesi, ben prima che esplodesse il caso corona virus. Di tutt’altro avviso è la testimonianza di un lavoratore a bordo che testimonia il fatto che a Dubai, il 7 marzo, Costa Crociere abbia continuato a imbarcare passeggeri provenienti anche da quelle aree europee che già risultavano colpite significativamente dal Covid-19, senza informare e tutelare in alcun modo i propri dipendenti e i passeggeri già a bordo, tantomeno considerare l’ipotesi di rifiutare l’accesso dei nuovi passeggeri e rimborsare qualche biglietto.
A causa della malagestione, allo stato attuale, si denuncia una situazione fuori controllo: “molte persone vanno in giro tossendo pesantemente, per questo non abbiamo nessuna certezza sul fatto che possiamo essere stati infettati, oppure no. Non sono stati distribuiti dispositivi di protezione personali.” Il personale di bordo denuncia gravissime lacune di gestione, e una mancanza di trasparenza che trapela anche dalle dichiarazioni riguardo la destinazione finale. Ad oggi, Costa informa i passeggeri, per la maggior parte australiani, che l’attracco sarà a Venezia, come riportato anche dalle testate australiane, ma dichiara alla stampa che secondo la disponibilità dei porti attraccheranno a Trieste.
A fronte del caos imposto dalla compagnia, le flebili perplessità della Capitaneria di Porto, il silenzio dei Ministero della Salute, degli Interni, e del MIT. E ancor più grave, il silenzio di VTP (Venice Terminal Passanger). Luca Zaia, governatore della regione Veneto, proprietaria di Veneto Sviluppo che è socia maggioritaria di VTP, ha abdicato finora al suo ruolo di salvaguardia del bene pubblico all’interno di una holding privata. Anziché tutelare i propri cittadini ha avallato gli interessi di una multinazionale crocieristica. Lo stesso governatore Zaia che approva mozioni per impedire ai cittadini di superare i 200 mt dalle proprie abitazioni al fine di evitare il contagio, si è pronunciato oggi, per la prima volta, in merito all’ipotesi di approvare l’entrata in Marittima di un transatlantico con 1400 persone a bordo che presentano sintomi da coronavirus. Sebbene abbia annunciato in queste ore l’indisponibilità da parte della Regione Veneto di accogliere la nave, tale risposta arriva in seguito a forti pressioni da parte dell’opinione pubblica. Troppo poco, troppo tardi.
Surreale, grottesca, inimmaginabile l’ipotesi che sulla regione Veneto, che ha subito tagli enormi alla sanità pubblica e si vede negati posti letto e assistenza sanitaria, si sia valutato di caricare i costi delle decisioni scellerate di una compagnia crocieristica. In una città come Venezia, martoriata dalla grandi navi e dal turismo di massa, imporre l’ennesimo e più sconcertante sfregio: il passaggio dell’ennesima grande nave nel Canale della Giudecca, tra le serrande chiuse di una città in ginocchio.
Il Comitato No Grandi Navi denuncia da anni la connivenza delle nostre amministrazioni con gli interessi privati delle multinazionali della crocieristica. In nome del profitto si è accettato di sventrare, inquinare e danneggiare i fondali e l’intero ecosistema lagunare per oltre vent’anni.
In tempo di emergenza questo fenomeno assume contorni drammatici e inaccettabili.
Stiamo facendo enormi sacrifici per evitare il diffondersi del virus. Il nostro sistema sanitario è in crisi, siamo costretti all’immobilità e all’isolamento, molti e molte di noi senza alcuna tutela previdenziale. Non abbiamo certezze sulla fine di questa emergenza ma stiamo accettando la limitazione temporanea delle nostre libertà a fronte di un pericolo grave per la popolazione, soprattutto per i segmenti più esposti e vulnerabili.
A fronte di tutto questo, abbiamo tuttavia conferma del fatto che sia ancora possibile acquistare biglietti per le crociere in partenza dal 5 aprile, a Venezia e in tutti i porti d’Italia.
Lottiamo da anni, ma a fronte di questa gravissima emergenza, ancor di più rifiutiamo categoricamente l’entrata delle crociere in laguna e il prosieguo del calendario crocieristico.
Oltre al danno ambientale, il pericolo reale e concreto di aprire focolai di contagio con centinaia se non migliaia di persone a bordo. Oltre al pericolo sanitario, l’oltraggio di veder entrare questi mostri dentro la nostra città, al collasso e in ginocchio come mai prima d’ora.
La nostra risposta in questo momento non può che essere forte e categorica: ora più che mai, FUORI LE NAVI DALLA LAGUNA.