Ieri davanti al Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare si è svolta la conferenza stampa di lancio della Marcia per il clima e contro le grandi opere che si terrà a Roma sabato prossimo, con concentramento in Piazza della Repubblica alle 14.00.
In tanti sono giunti, da Nord a Sud dell’Italia e dalla stessa città di Roma, a portare al ministro Costa “doni” dalle loro terre: c’è la terra del biocidio di Napoli, c’è il cemento della periferia romana, l’acqua inquinata dal Pfas veneto e le bandane no Tav e Non una di meno.
L’intera penisola ha dei conti in sospeso con le forze di governo, dalle finte promesse fatte dal Movimento 5 Stelle – che sale al governo con la promessa di bloccare le grandi opere e invece ha confermato la costruzione del Muos, del Tap, del Terzo valico e sta vacillando anche sulla Tav – ai nemici di sempre, la Lega di Matteo Salvini, che specula e cementifici i territori: il Veneto ne l’è esempio principale.
In tutti gli interventi emerge, oltre al dato di sfiducia al governo gialloverde, un altro trade union, ossia la preoccupazione sui cambiamenti climatici, di cui già si vedono le conseguenze nei territori. A questo si aggiunge la completa disillusione circa la capacità della classe politica di far fronte alla crisi climatica che stiamo attraversando. «Non ci serve un governo del cambiamento, ma un cambio di sistema radicale e immediato che blocchi immediatamente la costruzione di nuove grandi opere e che reindirizzi i fondi verso una transizione ecologica sistemica e sistematica» è uno dei concetti più emblematici emersi nel corso della conferenza stampa.
Dopo aver attraversato le piazze oceaniche del climate strike del 15 marzo, il movimento per il clima e contro le grandi opere riparte verso la prossima tappa importante, il 23 marzo a Roma!
Marta, Comitato No Grandi Navi/Fridays For Future Venezia
Pietro, Degage
Raniero, Stop Biocidio
Movimenti romani per il diritto all’abitare
No Tav Valsusa
Tratto da GlobalProject.info