Il Veneto marcia per il clima. Siamo ancora in tempo e il tempo è ora

Tute bianche e maschere da angry animals, animali arrabbiati, dietro ad un grande striscione con le scritta “Stop Biocidio, cambiamo il sistema e non il clima” in testa al corteo. Dietro, un’originale carrozzella a pedali con tanto di impianto di amplificazione azionato da un pannello fotovoltaico per dare voce ai rappresentanti dei comitati e delle associazioni ambientaliste che si sono avvicendati al microfono. A seguire, un fiume colorato di oltre 5 mila persone che questo pomeriggio ha sfilato pacificamente per le strade di Padova, dalla stazione a piazza Garibaldi. Un corteo dalle mille bandiere ciascuna delle quali ricorda una delle tante lotte per l’ambiente che si stanno combattendo nella regione, dal Mose ai Pfas, dalla Pedemontana ai cementifici. Mille bandiere per mille battaglie ma per una sola guerra: quella contro i cambiamenti climatici. Una guerra che si sta combattendo in tutto il mondo, con milioni di persone scese nelle strade di tutti i Paesi per partecipare a questa marcia per il clima e ribadire che siamo ancora in tempo e che il tempo di cambiare è ora.

Quelli che un tempo venivano etichettati come i tanti comitati delle sindrome Nimby – Not In My Back Yard, traducibile con “non nel mio cortile” – hanno dimostrato con questa manifestazione di avere chiaro che il loro Back Yard oggi è il mondo. Perché i cambiamenti climatici riguardano tutta la terra e nessuno se ne può tirare fuori. Ridurre le emissioni di Co2 entri i prossimi 12 anni significa sovvertire un sistema economico che continua a basarsi sullo sfruttamento del lavoro e delle risorse, mercificando diritti e democrazia. Per questo, la battaglia per il clima è anche la battaglia per una società più giusta e includente.

«Non è l’umanità che sta cambiando il clima – ha spiegato Marta Busetto dell’associazione Mala Caigo, in apertura del dibattito che si è svolto nella sala polivalente di via Valeri, poco prima del corteo – ma un modello capitalista figlio di una logica estrattivista che vede il mondo come una cassaforte dove si può rubare sempre di più, come se le risorse fossero infinite». Non è neppure un caso se il Veneto, che è una delle Regioni più ricche d’Italia, sia anche una delle più colpite da fenomeni meteorologi estremi.

«Siamo la Regione dei 4 inceneritori e delle 17 discariche, senza contare i cementifici e le discariche abusive, non di rado nascoste sotto le nuove strade – commenta Mattia Donadel di Opzione Zero – Abbiamo uno dei siti più inquinati d’Italia, Porto Marghera, dove da decenni si fa un gran parlare di bonifiche che non arrivano mai. Siamo la Regione che utilizza più pesticidi di tutto il Paese, per non parlare dell’inquinamento dell’aria e delle falde acquifere con i Pfas o di città come Venezia, Padova e Vicenza che con 100 sformanti di polveri sottili all’anno sono tra le città più inquinate d’Italia. Quest’anno abbiamo superato la Lombardia come percentuale di terreno ulteriormente cementificato. Poi arrivano le inondazioni e con le inondazioni il ministro Salvini che ci spiega che è tutta colpa nostra, colpa degli ambientalisti da salotto, e non della Lega che sta governando il Veneto da più di vent’anni».

Veneto che è il laboratorio di un sistema di Grandi Opere, nato col Mose e proseguito con il Tav e la Pedemontana, volto ad impostare un sistema di corruzione che ha letteralmente espropriato la democrazia grazie ad un iter collaudato di commissariamenti e leggi in deroga.

Un sistema che, come hanno ribadito altri portavoce di organizzazioni ambientali e sindacali, ha colpito anche il lavoro, creando precarizzazione e sfruttamento. La lotta per il clima è quindi anche la lotta per il lavoro e per i diritti sociali. Se l’umanità sopravviverà ai cambiamenti climatici, lo farà solo imboccando la strada giusta per una società più giusta, libera dalla schiavitù del capitalismo.

In conclusione del dibattito, l’assemblea ha deciso di accogliere la proposta che viene dalla Val di Susa di partecipare alla manifestazione del 23 marzo a Roma, senza per questo trascurare le battaglie regionali. Battaglie da affrontare assieme e sotto una comune ottica di lotta ai cambiamenti climatici invocando il rispetto del protocollo di Parigi e, si spera, del documento rafforzativo che uscirà dalla Cop 24 che si sta svolgendo in Polonia. Per questo motivo, i comitati veneti hanno scelto di dare vita ad un tavolo di lavoro che non si limiti a mettere in fila tanti no ma ad impostare battaglia concrete volte a realizzare un mondo ad emissioni zero. «Dobbiamo fare capire che tutelate l’ambiente non significa rinunciare al benessere o al lavoro – ha concluso Francesco Pavin del No Dal Molin – ma, al contrario, creare un mondo più sano e più giusto, senza quello sfruttamento e quelle ingiustizie sociali che sono figlie di questo capitalismo che somiglia sempre di più ad una rapina a mano armata».

Tratto da: www.eco-magazine.info

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