Venezia, 2 ottobre 2013
Nel suo fondo odierno, Tiziano Graziottin invita quanti si sono mobilitati in città sul tema del crocerismo a non contrapporre senza mediazioni ambiente e lavoro.
Ebbene, il Comitato NO Grandi Navi non lo ha mai fatto, dato che nella sua proposta si contemperano fin dall’inizio entrambe le esigenze: una portualità nuova, compatibile, incentrata su di una Marittima da riconvertirsi solo in parte a funzioni ad alto valore aggiunto, accompagnata dalla proposta di un eventuale ormeggio al di fuori delle bocche di porto, nelle forme da studiarsi sulla base di quanto avviene dovunque nel mondo, qualora l’indotto garantito dal cambio di modello venisse giudicato insufficiente da Venezia. Non si getta il bambino con l’acqua calda, nessuna perdita di posti di lavoro e forse anzi un incremento delle opportunità economiche della città.
Al contrario, chi difende uno status quo oggettivamente incompatibile e che crescente gigantismo navale, crescita del livello del mare, Mose alle bocche di porto presto presto metteranno in crisi, propone alternative devastanti al passaggio delle navi in Bacino San Marco, quasi fosse l’unico problema connesso col crocerismo.
Certo, non vedremo più quei mostri tra San Giorgio e Palazzo Ducale, ma il rischio di incidenti nel Canale dei Petroli e in laguna aumenterà (lo dicono Paolo Costa, presidente dell’Autorità Portuale, e la Capitaneria di Porto); l’inquinamento praticamente pari a quello prodotto dal traffico automobilistico di Terraferma continuerà ad avvelenare i polmoni di veneziani, mestrini, malgarotti; si scaveranno in laguna canali devastanti come e più di quello dei Petroli, come se la laguna non fosse un valore in sé ma un campo di patate buono per tutti gli usi.
L’ipotesi Venezia Terminal Passeggeri – Zanetti di due canali dietro la Giudecca è una bestemmia che un veneziano dovrebbe rifiutarsi anche solo di ascoltare, mentre Paolo Costa, già vincitore di un Premio Attila, crede di imbarcar cucchi – i lettori capiranno e perdoneranno – quando racconta che il suo progetto di scavo del Contorta Sant’Angelo ha un’alta valenza ambientale. Quando Costa parla di “miglioramento morfologico” del bacino centrale della laguna in realtà spaccia per barene lì mai esistite degli argini artificiali di burghe e sassi per contenere l’effetto Tsunami (ne parla il Cnr) prodotto dal dislocamento delle navi.
Il Comitato, dunque, è per mediare tra ambiente e lavoro ma è difficile sostenere che anche gli altri lo facciano, senza contare che se Venezia Terminal Passeggeri, Cruise Venice e un padronato interessato non avessero fatto disinformazione e terrorismo agitando e incrementando le legittime paure dei lavoratori lo scontro non ci sarebbe e avremmo le condizioni sociali e politiche per ragionare serenamente su dati di fatto incontrovertibili che non possono indicare altra direzione che quella sostenuta dal Comitato.
Silvio Testa
Portavoce del Comitato
NO Grandi Navi – Laguna Bene Comune