Far incontrare le lotte contro le grandi opere nel Veneto

Report Assemblea dei Comitati Veneti

8 / 6 / 2013

 

Oltre duecento attivisti provenienti da tutto il Veneto si sono riuniti questa mattina a Sacca Fisola al quartier generale del Comitato No Grandi navi. Ecco un report sommario della ricca discussione emersa nel corso dell’assemblea.

Tommaso Cacciari (comitato No Grandi Navi)

Questa assemblea ha lo scopo prioritario di fare incontrare le lotte contro le grandi opere che solo apparentemente sono isolate. In Veneto tutte le singole anomalie e la specificità delle lotte da esse generate, sono figlie di un unico fatto avvenuto più di trent’anni fa. La concessione in monopolio di tutte le opere di salvaguardia della Laguna al Consorzio Venezia Nuova. Un consorzio capitanato dalla Mantovani Spa dell’Ing. Baita, oggi agli arresti per frode fiscale e falsa fatturazione. Tra l’altro alcune di queste false fatture sono state emesse proprio dall’Autorità Portuale di Venezia presieduta da Paolo Costa (uomo forte delle grandi opere in Veneto e già commissario alla realizzazione della base militare Dal Molin).

Questo sistema che insiste su Venezia è legato a doppio filo a quell’intreccio tra affari e politica costruito dall’ex governatore Galan (e oggi ampiamente ripreso da Zaia) che ha dato un impulso criminale alla cementificazione del territorio veneto.

Come comitati dobbiamo quindi trovare spazi di costruzione comune, in questo senso invitiamo tutti a Padova, al Festival di Sherwood, il prossimo primo luglio, per costruire l’appuntamento della Costituente dei beni Comuni a cui saranno presenti Stefano Rodotà e Ugo Mattei. Questa sarà un’importante occasione per tradurre in diritto vivo le lotte di tutti noi. Vi sono alcune questioni che, come veneziano, proporremo all’attenzione dei giuristi della costituente. In primis la giurisdizione delle acque che oggi sfugge alla città ed è affidata in parte alla capitaneria di porto e in parte all’autorità portuale con il risultato evidente che le grandi navi continuano a passare a pochi metri da piazza S. Marco. In secondo luogo, avremmo un grande bisogno di Rivedere la Legge Speciale per Venezia che, così com’è, funge da strumento per passare in mani privati la ricchezza di ciò che dovrebbe essere comune.

Walte Bonan (Assessore ai beni Comuni – Feltre)

Necessitiamo di definire nuovi statuti territoriali e di nuovi strumenti rinforzare la democrazia deliberativa. Dovremmo definire regolamenti democratici di partecipazione agli enti locali.

Rebecca (Opzione Zero- Riviera del Brenta)

Dovremmo cercare, anche in vista del primo luglio, di mettere in comune il grande bagaglio di conoscenze che abbiamo creato come comitati capire quali elementi del laboratorio veneto possono diventare utili a livello nazionale. Dovremmo anche riflettere su come uscire da uno sviluppo guidato dalle emergenze e dai commissariamenti che, inevitabilmente, fanno saltare tutte le procedure democratiche.

Roberto Assemblea Permanente Rischio Chimico Marghera

molte vertenze sono legate a grandi oper in progettazione o costruzione. Invece l’area industriale di porto Marghera è una grande opera in dismissione incontrollata. In questa fase si annidano possibilità di speculazione su duemila ettari di terreno altamente inquinati. Quali interessi si addensano? Per l’autorità portuale di Marghera è una manna. Costa sta investendo su porto Marghera per lal ogistica. Ma questa operazione sarebbe semplicemente la  sostituzione produttiva della monocoltura logistica a quella chimica. La Mantovani è invece coinvolta nell’ampiamento dell’Impianto Alles che dovrebbe, secondo i piani della regione, trattare un numero sempre maggiore di rifiuti tossici e nocivi. Il comitato si sta mobilitando per contrastare questa evenienza. La commissione VIA che la regione ha formato per valutare tutta l’operazione è completamente lottizzata politicamente e i suoi membri sono tutti interessati da gravi conflitti d’interesse. A settembre proporremo un’iniziativa di una giornata di blocco della seduta del VIA.

Francesco Miazzi (Comitato Lasciateci Respirare)

Assieme a molti altri comitati abbiamo dato vita ad Eco-Magazine, uno spazio comune che vorrebbe però superare le tradizionali forme del sito e del coordinamento. Eco-Magazine è stato anche importante per sostenere due leggi di iniziativa popolare che abbiamo proposto in regione, la prima sul reddito garantito e la seconda sulla riconversione ecologica. Due proposte che oggi sono all’esame delle commissioni e che ci hanno permesso di produrre un’interlocuzione positiva con la dimensione amministrativa.

Giuliana Beltrame (Aba) e Aurora d’Agostino (avvocato)

La costituente dei beni comuni il primo luglio è un’occasione per incontrarci e per declinare questo processo in Veneto. In quanto avvocato confermo che c’è una grandissima sapienza dei comitati, anche sul terreno giuridico, questo però non basta più e la Costituente potrebbe rappresentare per noi la possibilità di un salto di qualità. In questo periodo, assieme ai giuristi democratici, stiamo organizzando lezioni di diritto penale e dei beni comuni. Ad esempio, nel recente processo No Dal Molin, abbiamo dovuto riferirci anche al diritto costituzionale, un diritto che andrebbe rinnovato secondo le istanze proposte dai movimenti.

Franceso Pavin (No Dal Molin)

Il Comitato no Dal Molin ha recentemente registrato diverse vittorie. Ha fatto saltare l’Open Day della base militare. Ha determinato che La base Pluto non sarà più allargata e potenziata. E’ stato conquistato il parco della pace e ora stiamo ragionando su una lotta oltre il Dal Molin, per una città libera dalle servitù militari. Guardiamo con attenzione al MUOS che ridisegna la geografia militare nel Mediterraneo. Alla costituente del primo luglio porremo il problema di come mai dobbiamo rimanere vincolati agli accordi bilaterali del 1954. Vogliamo infine sottolineare che i processi costituenti vanno aperti non solo con patti federativi, ma anche attraverso pratiche radicali di apertura di spazi di libertà.

Lanfranco (Rete comitati alto vicentino)

Dobbiamo federarci perchè è necessario immaginare nuove modelli di vita fuori dall’assurdità quotidiana che le grandi opere impongono a tutti noi.

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