Nel faccia faccia di ieri a Uno Mattina col giornalista del Corriere della Sera Gian Antonio Stella, il presidente dell’Autorità Portuale, Paolo Costa, ha riproposto per l’ennesima volta la sua strampalata teoria dei “binari”, secondo la quale le navi da crociera anche se perdessero il governo non potrebbero danneggiare la città perché verrebbero frenate dal letto di fango che costeggia quello che egli chiama il canale nel quale le navi procedono.
Si tratta di una bufala colossale! All’occorrenza le navi possono ormeggiare in Riva dei Sette Martiri, e se vi si possono ormeggiare certo vi arrivano, e così alle Zattere sulla piattaforma dell’Adriatica dove una decina di giorni fa il sindacato giallo Cruise Venice ha cercato di suggerire una vera partecipazione di cittadini alle sue iniziative a sostegno del crocerismo.
In ogni caso, ammesso che il ragionamento di Paolo Costa abbia un qualche fondamento, servirebbero veri studi scientifici per spiegare quale tipo di fondali e quante distanze occorrerrebbero a frenare l’immensa inerzia di navi che pesano decine di migliaia di tonnellate, non certo le boutade del presidente dell’Autorià Portuale.
A parte queste semplici osservazioni, rileviamo che queste navi pescano attorno ai 9 metri e che dunque fondali di 9 metri o di appena poco meno non le fermerebbero di certo. Qualcuno può credere davvero che un metro, un metro e mezzo di fango possa fermare un mostro come la Msc Divina lanciata a 6 nodi o più? Ebbene, basta guardare le profondità del Canale della Giudecca e del Bacino di San Marco per capire che le teorie di Costa non stanno in piedi.
A questo comunicato alleghiamo una carta batimetrica alla quale il presidente dell’Autorità Portuale crederà di certo dato che l’ha pubblicata egli stesso quand’era commissario straordinario al Traffico Acqueo. Ebbene, chiunque può vedere come l’intera Giudecca sia a rischio e in particolare la chiesa palladiana del Redentore; così la Punta della Salute, tutta la parte Ovest di San Giorgio, la Chiesa della Pietà, San Servolo, tutto il Lido da Santa Maria Elisabetta a San Nicolò, il forte cinquecentesco di Sant’Andrea, opera del Sanmicheli. Parliamo di Venezia oppure no?
Costa, poi, glissa sempre sugli altri rischi, come se la perdita di rotta fosse l’unico possibile. Può scoppiare un incendio a bordo, nel mezzo del Bacino di San Marco, oppure può verificarsi una perdita di carburante, senza contare la possibilità di un attentato. Sarebbe un disastro epocale! Cecché dica Costa, le navi davanti a San Marco non devono più passare, ma l’alternativa non può essere il devastante scavo del canale Contorta Sant’Angelo, che porterebbe il Canale dei Petroli nel cuore della città.
Le navi incompatibili devono restare fuori dalla laguna da subito, visto che in oltre un anno le Autorità non hanno mosso foglia, e sul tavolo del Comitatone, quando sarà convocato, vi debbono essere tutte le alternative possibili, compresa l’opzione zero, e non solo quelle che piacciono a Costa o al sindaco, Giorgio Orsoni, che vogliono tenere all’interno della laguna tutte le criticità connesse al crocerismo: rischi, inquinamento, erosione dei fondali.
Clicca sul link per visualizzare e scaricare la carta batimetrica allegata