Comunicato n. 62 del 15 febbraio 2013: partecipazione al convegno “L’industria croceristica e il ruolo di Venezia nel Mediterraneo”

convegno-turismocrocieristicoImmaginiamo che una platea di imprenditori sia abituata a fare una valutazione sia dei benefici che dei costi legati a qualsiasi iniziativa produttiva. Un imprenditore che non facesse ciò avrebbe vita breve e sarebbe inaccettabile che l’analisi dei costi non entrasse nella sua valutazione se i “rischi imprenditoriali”, chiamiamoli così, anziché ricadere sulle sole sue spalle ricadessero invece su quelle dell’intera collettività, in termini di prezzi ambientali o di salute. Salvo sposare logiche alla Ilva di Taranto, ipotesi che qui a Venezia non vogliamo neppure prendere in considerazione.
Non è tutto oro quello che luccica, e ciò vale anche per il crocerismo, salvo negare la letteratura internazionale in termini di inquinamento legato alla navigazione; gli sforzi dell’amministrazione statunitense e del Parlamento europeo per ridurre l’elevatissimo tenore di zolfo nei carburanti navali a tutela della salute pubblica; il dissesto morfologico della laguna, in larga misura imputabile alla portualità; il rischio di incidenti, e non solo davanti a San Marco, da cui nessuna attività umana è esente; il pesante impatto turistico in una città snaturata e sulla via di diventare un parco tematico.
Nell’analisi di tali costi siamo praticamente all’anno zero, e non solo a Venezia, perché il fenomeno del crocerismo è esploso solo negli ultimi 15 anni e tutte le amministrazioni e le pubbliche autorità scontano un ritardo storico nel valutarne e nell’affrontarne gli aspetti negativi. Arpav ha appena iniziato a rilevare l’inquinamento, con metodologie immediatamente criticate oltre che da noi anche dall’Ulss 12, e i pochi dati che si hanno sono di parte, prodotti dall’Autorità Portuale: dubitiamo che nel proprio ambito di lavoro gli imprenditori veneziani accetterebbero di avviare delle nuove intraprese fondandosi unicamente sulle valutazioni delle proprie eventuali controparti. Pretenderebbero studi indipendenti, ed è esattamente quanto chiediamo noi.
L’unico studio pubblico che noi si conosca, e lo citiamo solo per ribadire che gli impatti prodotti dal crocerismo sono gravi e non si può negare che esistano, è stato fatto dall’Ente Croato per il Turismo ed ha concluso che per la Croazia il beneficio economico del turismo croceristico è stato (flussi 2007) di una cifra compresa tra i 33,7 e i 37,2 milioni di euro, mentre il costo ambientale dell’inquinamento complessivo prodotto dalle grandi navi è stato di 273 milioni di euro, con uno sbilancio negativo, dunque, di 238 milioni di euro.
Ammesso che il beneficio economico prodotto dal crocerismo per la città sia quello indicato da Autorità Portuale e Venezia Terminal Passeggeri (e anche su questo abbiamo dei dubbi e stiamo conducendo analisi approfondite che renderemo presto pubbliche), vanno dunque calcolati anche i suoi costi e ci aspettiamo che qualche pubblica autorità lo faccia, come sarebbe doveroso aspettarsi. In ogni caso, riteniamo che se Venezia non vorrà rinunciare a una quota di crocerismo, i costi sociali e ambientali dovranno tutti andare ridotti al minimo e l’unica strada per farlo davvero è quella indicata da noi: l’estromissione dalla laguna delle navi che per dimensioni, pescaggio, dislocamento, carburante utilizzato saranno dichiarate da studi autorevoli e indipendenti incompatibili con la sicurezza della città, la salute dei cittadini, il recupero morfologico della laguna.
Ci sono ancora due dati che una platea di imprenditori dovrebbe valutare, due fenomeni che sono fuori da ogni controllo locale: la rincorsa al gigantismo navale e la crescita del livello del mare che secondo i più recenti rilievi satellitari sta salendo a un ritmo del 60 per cento più veloce delle già gravi stime dell’Ipcc (Intergovermental Panel on Climate Change). Già ora l’Autorità Portuale propone un Terminale off shore per container e petroli a causa degli impatti negativi del Mose sulla portualità, ma gli scenari immaginabili per il gigantismo e la crescita del livello del mare renderanno sempre più difficile il mantenimento di un porto dentro la laguna. Un imprenditore previdente, dunque, probabilmente non farebbe la scelta miope di continuare a investire dentro la laguna, cominciando a immaginare e a progettare già ora ciò che domani sarà scelta obbligata: ovvero l’estromissione dalla laguna anche delle navi da crociera.
Collateralmente, tutta l’area della Marittima, interamente di proprietà pubblica, potrebbe diventare una vera miniera d’oro con insediamenti di ricerca, congressuali, di terziario, residenziali, trasformandosi in attracco per le navi compatibili e volendo nel Marina più bello e ricercato del Mediterraneo. Con ciò, salvaguardando ambiente, salute, economia e lavoro.

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