Cari colleghi,
vi giro a ogni buon fine l’unita testimonianza di Franco e Stella Mancuso sulla manifestazione “No grandi navi” di domenica scorsa. Franco e Stella Mancuso sono due architetti, docenti allo Iuav, intellettuali attenti alla vita della loro città. Tra i vari libri di Franco Mancuso ricordo in particolare “Venezia è una città” (Corte del Fontego editore) con una bella prefazione di Francesco Erbani che andrebbe riletta anche nella chiave del crocerismo.
Richiamo in particolare la vostra attenzione sulle righe che descrivono gli effetti del passaggio di una grande nave sulla loro barca a vela di oltre 10 metri, a proposito delle dichiarazioni dell’Autorità Portuale che continua ad asserire che queste navi provocano meno onde di un vaporetto. E chi ha mai detto il contrario? Noi puntiamo il dito sui devastanti effetti del dislocamento sotto la superficie di migliaia di tonnellate d’acqua, e che il Porto su questo aspetto glissi sistematicamente è significativo.
E’ per questo che noi ci opponiamo allo scavo del canale Contorta Sant’Angelo come alternativa al passaggio delle navi in Bacino, che non è altro che la reiterazione ossessiva degli interventi di adeguamento della laguna alla portualità che in poco più che cent’anni l’hanno ridotta a un braccio di mare (cfr. Luigi D’Alpaos, “Fatti e misfatti di idraulica lagunare”, Istituto Veneto di Lettere Scienze e Arti, Venezia 2010). Non è tanto il canale in sè che costituisce un problema idraulico, quanto il passaggio delle navi nel canale, che col loro cosiddetto “effetto tsunami” mettono tutt’attorno in sospensione i fondali che poi con la corrente finiscono in mare. Ogni anno a causa del canale dei petroli la laguna perde circa 700 mila metri cubi di sedimenti: cent’anni fa il suo fondale medio era 40 cm; ora è 1,50 m; tra cinquant’anni sarà 2,50 m. Portiamo il Canale dei Petroli fino alle Zattere?
All’ Autorità Portuale lo sanno benissimo, tanto che non ne parlano, ma per sterilizzare gli effetti del passaggio delle navi pensano ad arginature dei canali, chiamate eufemisticamente “opere complementari” o – cosa che fa sempre un bel vedere – “ricostruzione morfologica dei tratti di laguna circostanti” (Giampietro Mayerle, “Una via alternativa per le grandi navi da crociera”, in “A Venezia dal mare, Le crociere”, Autorità Portuale, Marsilio Ed., Venezia 2012). Arginare il Canale dei Petroli (lo si sta facendo) e il contorta Sant’Angelo da Malamocco alla Giudecca significa dividere la laguna in due bacini idraulici, cosa vietata per legge.
Noi proponiamo ciò che la Serenissima ha fatto per un millennio: adattiamo le navi alla laguna e non la laguna alle navi. Dentro, entrino solo quelle compatibili col recupero mofologico, tutte le altre fuori. Si salva il lavoro, si salva il crocerismo. Proprio oggi al Magistrato alle Acque presentano lo Studio di impatto ambientale (Sia) per la piattaforma off shore per petroli e container: dunque, se si vuole si può.
Silvio Testa
Portavoce del Comitato
NO Grandi Navi – Laguna Bene Comune
La testimonianza: